UNA MEMORIA CARA
di Ugo Barlozzetti


Uno dei primi ricordi della mia infanzia si intreccia con un evento emblematico delle stagioni della civiltà musicale a Firenze. Il mio ricordo è quello di una nuvola che nel palcoscenico del Teatro Comunale rapiva alla vista mia madre involandola. Era il maggio del 1949 ed essendo nato nell'ottobre del 1944 mi preoccupai immensamente del destino della mia mamma anche se ero confortato del lieto fine dal babbo e da volti familiari ed amichevoli come quelli del Soprintendente Parisio Votto e di sua moglie. In anni più vicini, ho potuto ricostruire quella lontana serata del XII Maggio Musicale Fiorentino, quando fu eseguito l'Orfeo di Claudio Monteverdi: la revisione critica e strumentale si doveva al Maestro Vito Frazzi, la direzione era del Maestro Antonio Guarnieri e la regia di Guido Salvini. Mia madre, Fedora Barbieri, mezzosoprano-contralto non ancora trentenne, era la protagonista, con una compagnia formata da grandi interpreti come Giulio Neri, Mario Petri, Elena Rizzieri e Miriam Pirazzini. Scorrendo in questi giorni il regesto critico sul quale sta lavorando il Professor Elio Trovato per una biografia di Fedora Barbieri, ho potuto rileggere alcune critiche che sottolineavano tanti aspetti di quell'Orfeo, a partire dalla scenografia di De Chirico, al grande successo ottenuto grazie all'efficacia dell'esecuzione di parte di solisti, coro ed orchestra, quanto alla revisione di Vito Frazzi. Vi fu anche la mondanità, con la presenza della Principessa Margaret-Rose di Inghilterra, figlia di Giorgio Sesto e sorella della futura Elisabetta Seconda. Oltre a questa significativa presenza vi erano il Sindaco di Firenze Mario Fabiani, il Console del Regno Unito, gli Ambasciatori di Francia e Stati Uniti d'America, il pianista Alfredo Cortot, Luchino Visconti, Pietro Annigoni, Ildebrando Pizzetti, oltre, ovviamente, a Giorgio De Chirico. Il teatro era addobbato di rose e margherite e tante signore sfoggiavano l'eleganza che caratterizzava Firenze.
Dell'esecuzione Gualtiero Frangini scrisse tra l'altro: "La versione strumentale - quello di Vito Frazzi - è elaborata in maniera da richiedere il più incondizionato elogio per l'intelligenza, per la profonda cultura e l'acutissima sensibilità" e "pareva rinata a nuova vita l'opera". A proposito di mia madre in quell'articolo fu scritto: "Nel secondo atto, l'aria dell'Orfeo “Care selve e piagge amate" interpretata mirabilmente, la Barbieri ha strappato l'applauso a scena aperta". Tra le cronache di quei giorni, un articolo de "La Nazione" del 17 Maggio 1949 titolava: "Firenze vivaio di voci per la lirica", ricordando il centro d'avviamento al Teatro Lirico e i Maestri Flaminio Contini e Luciano Bettarini ed i più importanti allievi che ne erano stati formati come Gino Bechi, Fedora Barbieri, Enzo Mascherini, Anna Maria Canali, Ferruccio Tagliavini, Ofelia Fineschi, Rolando Panerai... Ho voluto ricordare questo articolo perché era in relazione al successo dell'Orfeo monteverdiano e... perché mia madre ha sentito fino alla fine della sua vita, come missione, proprio il rilancio dell'esperienza formativa del Centro d'Avviamento al Teatro Lirico legato al Teatro Comunale di Firenze ed al Maggio Musicale. Un'ultima notazione: riordinando i materiali a stampa che andranno a costituire il patrimonio dell'Associazione 'Centro Studi per il Teatro Musicale Fedora Barbieri', ho trovato un libretto del Flaminio di Pergolesi, che fu diretto da Antonio Guarnieri nel 1943 e nel quale cantava anche mia madre, con la seguente dedica del maestro: "Al mio futuro Orfeo". Il progetto monteverdiano si poté compire solo sei anni dopo e nel modo migliore.

Firenze, 10 marzo 2004
Ugo Barlozzetti